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La capoeira unisce l'Europa
Musilbrasil.net - Ottobre 2008

Mestre Chiquinho

mestre chiquinho

Quest'anno alcuni ragazzi del gruppo Oloxum di Mestre Chiquinho hanno avuto la possibilità di diffondere e far conoscere la capoeira in maniera un po' diversa dal solito.

Dal 1 al 18 Agosto 2008 a Scandiano (RE) si è svolto l'International Youthcamp “Touch of Europe”.

L'iniziativa fa parte di un programma di intercultura sostenuto dalla provincia di Reggio Emilia in collaborazione con le amministrazioni delle città gemellate che aderiscono al progetto, provenienti da: Spagna, Francia, Germania, Polonia, Svizzera, Repubblica Ceca, Croazia, Ungheria, Slovacchia e Italia.

Il primo campo risale al 1987, a Füllmenbacher Hof, Enzkreis, in Germania, dal quel momento in poi ogni anno l'esperienza è stata ripetuta in un paese diverso.

L'IYC accoglie i ragazzi e le ragazze di età compresa tra i 17 ed i 23 anni, residenti in uno dei comuni della città che partecipa, che ne facciano richiesta e permette, ad un costo contenuto, di fare un'esperienza costruttiva ed arricchente di vita comune, apprendimento e divertimento insieme a coetanei di altri paesi d'Europa.

La gestione dei campi è affidata all'amministrazione della provincia in accordo con i “teamer”, spesso ex-partecipanti al campo che sono passati all'organizzazione e che permettono all'iniziativa di progredire e crescere di anno in anno in base all'esperienza.

Quest'anno offriva ai partecipanti: alloggio in camerate presso la scuola elementare del quartiere dei cappuccini a Scandiano, il vitto a cura di una professoressa dell'istituto alberghiero “Motti” di Reggio Emilia assieme ai suoi alunni, l'accesso libero alla piscina comunale per tutti i partecipanti ed una serie di visite culturali programmate che prevedevano la visita dei luoghi di interesse storico ed artistico della zona (trekking nelle terre matildiche e visita la castello di Canossa, visita alla città di Bologna e all'osservatorio astronomico) e l'ingresso a diversi spettacoli teatrali oltre ad una lezione sulla commedia dell'arte tenuta dal regista Antonio Fava.

Ma la vera forza del IYC sta nel come viene strutturata l'esperienza quotidiana: all'inizio dell'esperienza i ragazzi scelgono a quale “workshop” parteciperanno per tutta la durata del campo con un ampio ventaglio di possibilità che vanno dalla pittura al laboratorio di video. Questi laboratori occuperanno quotidianamente la vita dei ragazzi, dalle 3 alle 6 ore al giorno, in vista di dello spettacolo finale o della realizzazione di un'opera compiuta che racconti l'esperienza fatta (es, un film o un murale).

Dall'edizione precedente uno dei workshop realizzati è proprio quello di capoeira. L'anno scorso infatti Forrobodò (Claudio Ferrari) graduato del Grupo de Capoeira Angola Oloxum, in accordo con Mestre Chiquinho, ha introdotto la danza brasiliana nell'IYC di Neulingen, Enzkreis in Germania con ottimi risultati. Quest'anno l'IYC si è svolto “in casa”, a Reggio Emilia e a Forrobodò si sono affiancati nell'insegnamento i graduati Dendê (Tommaso Terenziani), Loirinho (Alberto Klaser) e Caranguejo (Andrea Bertolani), allievi di Mestre Chiquinho.

Il corso è stato presentato durante l'accoglienza dei ragazzi con una dimostrazione di Capoeira e Samba da parte di Mestre Chiquinho, Tommaso Terenziani (Dendè) Vanessa (Brasilerinha) Katia Bonini (Bomdia).

Come si può intendere il contesto di lavoro era piuttosto originale, se consideriamo lo standard di insegnamento in Italia, fatto di incontri settimanali di un paio d'ore, spesso dopo le occupazioni di tutta una giornata. Al camp c'era invece la possibilità di lavorare in modo diverso ed intensivo, le lezioni diventavano il corpo stesso della giornata, si poteva lavorare con totale concentrazione e dedizione all'apprendimento della capoeira e alla preparazione dello show finale. Data la quantità di ore abbiamo avuto la necessità di ruotare e darci il cambio nell'insegnamento, in modo da poter conciliare l'impegno con la vita quotidiana. Ne è risultato un metodo di lavoro piuttosto positivo che ha dato la possibilità ad alcuni di noi alle prime esperienze di insegnamento di godere del supporto dei compagni più esperti, oltre a dare la possibilità a ciascuno di confrontarsi e di prendere decisioni assieme di volta in volta, con umiltà e imparando a lasciare da parte egocentrismi ed esibizionismi, che come ben sappiamo sono alcuni dei lati più oscuri della capoeira. Il gruppo era composto da sei ragazzi e sei ragazze provenienti da Spagna, Germania, Polonia, Italia e Repubblica Ceca. Alcuni di loro avevano già ricche esperienze sportive nei campi più svariati (ginnastica artistica, atletica, wrestling, break-dance e due studenti di scienze motorie), ma altri ne erano completamente a digiuno. Soltanto un ragazzo del gruppo aveva già praticato capoeira, nell'edizione precedente del camp per poi continuare nella propria città. Molti dei ragazzi presenti non si conoscevano prima di questa esperienza ed hanno iniziato a comunicare e a diventare amici proprio nel contesto quotidiano dell'allenamento.

Come si può intuire la capoeira è l'ideale in questi contesti per svariate ragioni:

•  è basata sul linguaggio del corpo e delle espressioni del viso, aggirando le difficoltà di comunicare in una lingua straniera

•  è adatta a uomini e donne

•  permette di costruire relazioni di collaborazione profonde

•  si affrontano le timidezze condividendo le emozioni

•  dà spazio a relazioni non mediate dalle barriere culturali o alle usanze

•  si affronta la dimensione del conflitto e la si supera pacificamente

Queste prospettive si sono effettivamente concretizzate nei diciotto giorni di lavoro assieme, con nostra grande gioia.

Oltre a questo siamo rimasti stupiti dalla grande quantità di competenze acquisite dai ragazzi: sono riusciti ad applicare alla roda molti movimenti, creando sequenze e personalizzando lo stile di esecuzione. Inoltre hanno colto lo spirito di una capoeira praticata senza bisogno di prevaricarsi.

La capoeira era diventata un linguaggio attraverso cui esprimersi.

Uno degli aspetti importanti per il raggiungimento di questi obiettivi è stata la collaborazione tra gli insegnanti e l'attenzione continua per gli allievi. Solitamente le lezioni erano strutturate in varie fasi:

•  riscaldamento ed allungamento

•  movimenti singoli di capoeira

•  sequenze di capoeira

•  movimenti di maculelé e preparazione coreografia

•  roda de capoeira

•  defaticamento/samba de roda

•  feedback

Il feedback è una pratica consolidata dello Youthcamp che avviene al termine di ogni giornata di laboratorio. In questa fase ogni partecipante, insegnanti inclusi, esprimono il proprio parere sul lavoro svolto. Possono emergere quindi pareri, positivi o negativi, punti di vista, consigli, necessità o bisogni e così via. Si è rivelato uno strumento molto utile per impostare il lavoro ed orientarlo strada facendo.

Questa esperienza ha mostrato molte cose riguardo l'insegnamento e l'apprendimento della capoeira. Abbiamo visto infatti come sia possibile apprendere i fondamenti della capoeira in poco tempo, con l'adeguata concentrazione e dedizione; che l'acrobazia è solo un aspetto (e nemmeno essenziale) della capoeira che è ben più ricca, complessa e stimolante; di quanto sia importante che l'insegnante vada incontro agli allievi per comprendere le loro necessità e ottenere la loro fiducia; come gli allievi a loro volta debbano rispettare il maestro ed accettare la disciplina e le regole che questi pretende per poter insegnare la propria arte. L'insegnamento che Mestre Chiquinho ha dato ai propri allievi è che l'apprendimento della capoeira non può prescindere da quello di tutta una cultura, infatti alla fine del percorso fatto assieme i ragazzi del camp non potevano che vedere anche il maculelé e il samba come parte irrinunciabile di ciò che avevano appreso. Esempio concreto è stata la scelta dei ragazzi di rappresentare in sede di show finale la coreografia di samba nata inizialmente come semplice elemento di contorno proposto dagli insegnanti.

A conferma di tutto ciò lo spettacolo finale alla presenza delle autorità (dall'Italia e dall'estero) si è rivelato un vero successo.

Questa esperienza si è rivelata molto arricchente dal punto di vista personale e tecnico per gli allievi del gruppo Oloxum. Ci siamo trovati infatti di fronte a ragazzi motivati e desiderosi di imparare che hanno rinnovato la nostra passione, ci siamo potuti dedicare ad un metodo di studio intensivo che spingeva a mettersi continuamente in discussione per trovare soluzioni comuni e condivise, abbiamo tratto molti spunti che ci serviranno durante i prossimi anni per trasmettere ad altri la nostra passione.

Questa è l'esperienza raccontata da Tommaso Terenziani allievo di Mestre Chiquinho da otto anni e che da quattro collabora nell'insegnamento svolgendo un lavoro molto professionale e con ottimi risultati. Qui di seguito metteremo i pensieri di Alberto Claser (Lorinho) alla sua prima esperienza come insegnante e quella di Claudio Ferrari (Forrobodò) che fin dal primo giorno di partecipazione alla corso di capoeira avvenuto nel 2003 ha dimostrato una grande voglia d'imparare e una grande capacità d'insegnamento e di relazione con gli allievi,ed è proprio grazie a lui che si è potuto realizzare questa collaborazione con IYC e dare la possibilità di diffondere la capoeira e iniziare alcuni allievi all'insegnamento.

Claudio Ferrari ci racconta:

spesso,da amici e conoscenti,mi è stato chiesto quale grado di compatibilità ho riscontrato tra una disciplina Brasiliana con le sue proprie sfumature etnico-tribali ( la Capoeira ) e, un Campo Internazionale Europeo…Ho captato nella voce di questi curiosi,lo stupore di chi si vede servire papaya e mango dopo un piatto di wusterl e crauti.
Bè, ad ognuno ho risposto che sono molto più che compatibili,sono complementari ..due modi genuini,coinvolgenti e travolgenti di maturare nuove esperienze profondamente formative,due “strumenti” che insieme esaltano le loro caratteristiche,in una sinfonia di gioia ed emozioni sincere che non si vorrebbe più smettere di ascoltare.

Si potrebbe immaginare l' International Youth Camp come un piccolo Quilombo( comunità formata da schiavi fuggiti dalle piantagioni brasiliane in cui erano prigionieri),dove la Capoeira stimola la coesione,la comunicazione e  la vita sociale,tra persone con storie ed origini diverse .Come nei Quilombos c' erano figure che coordinavano le attività, nei workshops che si sono tenuti al campo questo ruolo viene affidato ai  Teamer (gli insegnati,i responsabili) che introducono e guidano i primi passi dei ragazzi nelle discipline a disposizione. Ogni workshop  segue un filo conduttore comune, in modo da potersi infine fondere con tutti gli altri in un unico grande spettacolo di fine corso.

Così,ogni giorno l'organizzazione sociale di questa eterogenia “comunità” cresceva; attraverso la Capoeira ,il maculelè,passando per il samba,allievi e insegnati hanno collaborato per abbattere le barriere geografiche e linguistiche… rapidamente si è creato un forte spirito di coesione tra i partecipanti, ed era  proprio questo lo scopo reale dei workshops, facilitare l'interazione attraverso il linguaggio del corpo.

Alberto Claser ci racconta:
Personalmente è stata la prima esperienza in questo senso, non avendo mai insegnato prima avevo solo qualche vaga idea di cosa ci si aspettasse da me e di cosa io dovessi aspettarmi…sicuramente, mai mi sarei aspettato così tanta disciplina ed entusiasmo;  un'altra cosa che mi ha stupito,è stato quanto un contesto del genere sviluppi ed amplifichi le capacità di apprendimento, a tratti è sembrato veramente che ogni persona lottasse per consentire la sopravvivenza di uno stato ideale..nessuno era mai stanco di imparare,il rispetto reciproco era germogliato naturalmente senza bisogno di imposizioni,il ritmo a cui venivano assorbite nozioni e schemi era impressionante,ognuno era desideroso di dare il proprio contributo.
Passati i 18 giorni della durata del campo, nessuno avrebbe barattato la sua vecchia quotidianità con quella nuova..sapere di aver contribuito a questo e a far appassionare molti ragazzi ad una disciplina che amo per tutti i valori che trasmette, è stato motivo di orgoglio.
Per questo  vorrei ringraziare: i ragazzi, che hanno reso così dolce l'impatto con “l'insegnamento” e mi hanno regalato emozioni uniche in una atmosfera quasi famigliare.. gli organizzatori del Campo,che ogni anno si impegnano per renderlo possibile.

Ringrazio tantissimo tutti gli allievi che ogni giorno collaborano e lavorano per diffondere non un attività sportiva,ma una passione che arricchisce la vita di tutti noi.

Grazie Mestre Chiquinho.