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Breve storia della capoeira
Musilbrasil.net - Settembre 2007
Mestre Chiquinho
Negli ultimi decenni del XIX secolo la capoeira divenne un vero e proprio fenomeno sociale. L'abolizione della schiavitù, avvenuta nel 1888, è il segno dei profondi cambiamenti sociali che si stavano concretizzando: già da anni numerosi schiavi liberati e i loro nuclei famigliari, si dedicavano ad attività commerciali, alla pesca e all'artigianato e una grande massa di persone si era trasferita verso le città, ma ora finalmente questo processo poteva essere compiuto alla luce del sole. In realtà la schiavitù assunse forme diverse e più subdole, come la fame e la miseria, che ancora assediano certe zone del Brasile. La capoeira divenne per molti una forma di riscatto sociale contro i soprusi o anche, per alcuni, un vero e proprio mestiere. Molti capoeiristi mettevano a disposizione del migliore offerente le proprie capacità, divenendo sgherri, guardie del corpo o sicari. Era piuttosto diffusa nei bassifondi ed era lo strumento principale dei piccoli ladruncoli o anche soltanto un buon modo per risolvere le liti. Per un certo periodo i capoeiristi divennero anche uno strumento politico con la pratica detta dell'«ungere le urne»: picchiavano gli avversari politici e obbligavano i cittadini a votare per il loro mandante appostandosi all'entrata dei seggi elettorali. Un alone di mistero avvolgeva la figura del capoeirista: i più forti erano invulnerabili e imbattibili, conoscevano la malandragem , erano protetti dal santo , e gli uomini comuni non potevano danneggiarli. Melo Morais Junior ci riporta la descrizione di un capoeirista del tempo: «Calzoni ampi, giacca a sacco sbottonata, camicia colorata, cravatta di panno con anello scorrevole, corpetto a fascia, scarpette a punta stretta, cappello di feltro. Il suo incedere è sciolto ed oscillante e nella conversazione coi compagni o con gli estranei mantiene le distanze, quasi fosse sempre in posizione di difesa».
Non dimentichiamo che la capoeira del tempo era molto diversa: con l'arte della malizia, il capoeirista vinceva gli scontri e ne usciva sempre indenne grazie all'agilità e all'ingegno, e proprio per questo non disdegnava l'uso di armi e nessun modo era troppo disonorevole per non lasciarci la pelle. Spesso gli abiti ampi nascondevano il rasoio o il coltello, alcuni tenevano una lametta tra le dita dei piedi, altri utilizzavano bastoni e raramente ci si muoveva disarmati. Le principali città del Brasile come Rio de Janeiro, São Paulo, Recife e Bahia, furono il contesto ideale per lo sviluppo della capoeira, una lotta aggraziata e violenta, nata nella foresta e cresciuta nei bassifondi delle metropoli. Naturalmente ogni città ha una propria anima e la capoeira crebbe e visse diversamente in ciascuna. E' qui che diventano famosi i nomi dei capoeiristi mitici che popolano le canzoni come Besouro Mangangá e Manduca da Praia o Samuel Querido de Deus. Rio de Janeiro ad esempio è famosa per la sue maltas , bande criminali di capoeiristas che battevano le strade e si distinguevano per crudeltà e violenza che spesso sfociavano in faide e lotte per il controllo del territorio. A São Paulo sembra che la capoeira fosse praticata più dai bianchi, spesso anche di nobile origine, che dagli afrodiscendenti. Molti schiavi avevano insegnato ciò che sapevano ai padroni e ai loro figli. Anche tra i soldati era una pratica diffusa.
Naturalmente il governo e la polizia fecero di tutto per sopprimerne la pratica e la capoeira divenne « caso de policia »: vere e proprie campagne furono organizzate per imprigionare i capoeiristi che se colti in flagrante venivano per prima cosa picchiati e torturati. Questo rese la pratica della capoeira sempre più segreta e misteriosa, e per la stessa sopravvivenza di chi la praticava non doveva essere mostrata, se non per legittima difesa, e non poteva essere insegnata. Qui la capoeira viene identificata come capoeiragem , termine con una connotazione negativa ancora oggi.
Risale a quel periodo la pratica di assegnare ad ogni capoeirista uno o più soprannomi, per fare in modo che la polizia non ne conoscesse la vera identità. Naturalmente la polizia divenne a sua volta una piacevole vittima per le scorribande dei capoeiras. In realtà la repressione fa parte integrante della storia della capoeira: ancor prima, la guerra del Brasile con il Paraguay (1865-1869) si rivelò un ottima scusa per eliminare moltissimi afrodiscendenti, in buona parte capoeiristas, ed evitare che il numero eccessivo potesse impensierire il governo, mettendone a repentaglio il controllo sul territorio brasiliano. Alcune della canzoni e delle leggende del patrimonio della capoeira si rifanno proprio a quel periodo, ad esempio la famosa battaglia del fiume Paraná dove migliaia di uomini scesero in campo armati solo di facão e capoeira. A Salvador de Bahia e nel Nordeste , lo sviluppo della capoeira fu differente. La grande maggioranza della popolazione era di origine africana o mulatta e il governo non poté reprimere con la stessa violenza questa pratica, anche per merito della personalità unica di questo popolo. La grande capacità dei baiani di rendere ogni cosa musica, danza e magia diede possibilità alla capoeira di far emergere e mostrare il proprio lato più coreografico e giocoso, legato al ballo, alla musica e alla socializzazione. Il contesto permetteva di praticare i culti e le usanze popolari di origine africana, in luoghi chiusi e nascosti. La capoeira era una di queste usanze e la sua espressione molte volte coincideva con i terreiros (luoghi dove veniva praticato il culto religioso dell'umbanda e del candomblé), da cui alcuni dei legami con la religione che possiamo intravedere nei rituali parte della tradizione capoeiristica. Fu grazie a questa parziale libertà d'espressione che la capoeira poté svilupparsi e prendere una nuovo aspetto, quello di danza folclorica e di patrimonio della cultura brasiliana, aspetto che permise di salvarla e di reintegrarla nella società civile con il dovuto riconoscimento.
La legge che ne proibiva la pratica rimase in vigore fino al 1934, quando Getulio Vargas , allora presidente della Repubblica, legalizzò varie espressioni culturali afrobrasiliane fino ad allora proibite, come il candomblé e la capoeira, a condizione che fossero praticate in luoghi chiusi. Ciò avvenne principalmente per una necessità di tipo politico: Vargas basava la sua linea politica su un forte nazionalismo e sul concetto di identità unica del popolo brasiliano. La capoeira e le altre forme culturali afrobrasiliane erano il simbolo che cercava da tempo, un simbolo che puntasse anche al cuore dei più indigenti. Grazie alla mediazione di Mestre Bimba questa apertura e questa accettazione della capoeira fu resa possibile. Nonostante l'aspetto folclorico avesse salvato la disciplina, Bimba conferì alla capoeira un taglio personale e altamente marziale, e le diede il nome di « luta regional baiana », in accordo con le necessità dei suoi protettori. Sempre grazie all'intervento e al sostegno politico, in questo caso della sinistra all'opposizione, e al lavoro di alcuni intellettuali, un'altra linea di capoeira, la Capoeira Angola, guidata da Mestre Pastinha , fu resa pubblica.